mercoledì 9 febbraio 2011

Scuola, dal Nord al Sud i docenti sono uguali Così la Consulta boccia il dl della Gelmini

dal sito del fatto quotidiano

Il decreto legge prevedeva l'azzeramento del punteggio se un insegnante si trasferiva da una città all'altra. La Corte Costituzionale ha, invece, rilevato che la proposta del ministro viola l'articolo 3 della Costituzione

Fino a ieri se un’insegnante di Ragusa voleva andare a lavorare a Padova doveva abbandonare tutto il suo punteggio accumulato e ripartire, nella provincia di trasferimento, in coda alle graduatorie. Questo per effetto di un decreto legge (134 del 2009) introdotto dal ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Ieri la Consulta lo ha dichiarato illegittimo perché viola l’articolo 3 della Costituzione. In sostanza, i docenti sono uguali in tutto il territorio, come i cittadini. E non possono essere discriminati se dal sud si trasferiscono al nord, dove ci sono più cattedre e quindi maggiori opportunità di lavoro.

Caterina Altamore, insegnante di scuola media, una delle precarie che ha animato lo sciopero della fame davanti a Montecitorio nei mesi scorsi, era colpita proprio da questo decreto: con i suoi 142 punti collezionati in 14 anni a Palermo, è finita dietro a chi aveva 20 punti a Brescia, dove è stata costretta a trasferirsi per mancanza di cattedre nella sua regione e impieghi vacanti in Lombardia. In Sicilia lascia per 9 mesi all’anno un marito, tre figli e tutta la sua carriera pregressa. A settembre, se fosse stata rispettata la graduatoria di merito, lei sarebbe entrata nei 35 posti di ruolo assegnate a Brescia, piazzandosi alla 30esima posizione. Ieri, appena ha ricevuto la notizia, ha chiamato l’avvocato che ha seguito il suo ricorso: “Sono felicissima – ha dichiarato – veniva leso il nostro diritto alla mobilità, con tutti i sacrifici che facciamo per venire a lavorare qui. Per fortuna questo provvedimento dettato dalla Lega è stato valutato per quello che è”.

Nella situazione di Caterina ci sono quasi 25 mila precari in tutta Italia. 15 mila di loro hanno fatto ricorso con l’Anief (l’associazione nazionale degli insegnanti ed educatori in formazione), gli altri singolarmente, e dovranno ora vedere riassegnate le loro posizioni lavorative. “Il ministro Gelmini dovrebbe prendere atto di non essere stata capace di gestire le graduatorie del personale docente, dovrebbe assumersi la responsabilità di aver creato un profondo danno erariale alle casse dello Stato e sanare la posizione dei ricorrenti aventi diritto, senza nulla togliere ai docenti già individuati nei contratti, come da prassi corrente – ha dichiarato il presidente dell’Anief Marcello Pacifico – le regole vanno rispettate”. Di conseguenza nell’aggiornamento delle graduatorie a esaurimento il personale docente avrà diritto al trasferimento e all’inserimento a pettine secondo il proprio punteggio (merito) e non secondo l’anzianità di iscrizione.

“La sentenza della Consulta certifica l’incapacità di un ministro che procede non per atti ma per pasticci – ha affermato Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd – ora che il danno è fatto la Lega, che ha tentato di innescare una guerra tra poveri all’interno delle graduatorie a esaurimento, voti insieme a tutte le opposizioni il rinvio della terza tranche di tagli nella scuola e la stabilizzazione senza costi di centomila precari. Questa è l’unica strada, perché chi lavora con competenza e passione da decenni nella scuola possa continuare a farlo garantendo la continuità didattica che è gran parte della qualità del sistema scolastico”. Già per il Tar Lazio questa disposizione violava gli articoli 24 e 113 della Costituzione. Da qui è partito il ricorso alla Consulta che ha stabilito di non discriminare gli insegnanti del Sud, più numerosi (come dimostrato dai dati del ministero) nei trasferimenti verso il nord. Al contrario di ciò che volevano il Carroccio e la Gelmini

martedì 19 ottobre 2010

La bozza delle indicazioni nazionali per i Licei

Dal sito di Orizzonte scuola clicca qui

venerdì 10 settembre 2010

Il testo del decreto sulla formazione degli insegnanti

per consultare clicca qui (dal sito "Orizzonte scuola")
DI MARCO LODOLI
repubblica.it

È naturale che un uomo di oltre cinquant´anni non capisca una ragazzina di quindici. I film che vedo, la musica che ascolto, per loro non esistono. Hanno tagliato i ponti con gli adulti.

Lunedì comincerò il mio trentesimo anno di insegnamento: era il 1980 quando entrai per la prima volta in classe e ricordo ancora bene quella lezione, preparata con cura e spavento, sul viaggio ultraterreno di Dante ma più in generale sul viaggio nella letteratura. In un´ora passai da Don Chisciotte a Pinocchio, da Rimbaud a Kerouac, dal Sorpasso a Pollicino, con una smania infinita di spiegare, di emozionare.



Avevo ventitré anni, leggevo dalla mattina alla sera, speravo che nei libri ci fosse tutto ciò che mi mancava: e quello che trovavo, subito lo comunicavo ai miei studenti, come un bene prezioso da condividere. Ero convinto che la bellezza, la poesia, la ricerca di senso riguardassero tutti gli adolescenti del mondo: che serve avere sedici se non si guarda in alto ? Così mi dicevo, ma in realtà neanche me lo dicevo: ne ero certo. I ragazzi ascoltavano la musica che piaceva anche a me, i Talking Heads, i Cure, gli Smiths, i cantautori italiani, parlavano di calcio e di politica e di niente, e io li capivo. Insegnavo anche alle serali, a giardinieri più vecchi di me, e dopo aver letto una poesia di Pascoli o un racconto di Cechov ne parlavamo insieme, avevamo una lingua comune per scambiarci opinioni, anche per litigare. E gli anni, una settimana dopo l´altra, sono passati. Io ero sempre l´insegnante giovane, scapigliato, quello con la Vespa anche se diluvia, quello con i jeans bucati e persino con i dread, per un certo periodo. Per me capire i ragazzi era facile, anche se cambiavano i gruppi musicali, i film al cinema, i modi di vestirsi – come fosse sempre primavera. Qualche volta mi ritrovavo alunni o ex-alunni alle presentazioni dei miei libri, e loro erano orgogliosi di me e io di loro, ci davamo qualche pacca sulla spalla, imbarazzati, contenti.

Ora tutto è cambiato. È ovvio che sia così, mi dico, è normale che un uomo di cinquantatré anni non capisca una ragazzina di quindici. Metto le mani sul vetro, cerco di sbirciare, ma è tutto appannato, non si vede niente. Ai ragazzi parlo di letteratura, ma ormai è una lingua perduta, come il latino o l´aramaico. Parlo anche di cinema e di musica, ma i film che io vedo per loro non esistono, la musica che ascolto è muta. Non c´è alcuna contestazione, nessuno pensa che io sia in torto, che difenda chissà quale ordine infame: semplicemente questi ragazzi hanno tagliato i ponti con gli adulti. Prima la barca era una sola, ci si stava sopra tutti insieme, magari cercando di buttare di sotto i nemici: ora ogni generazione ha la sua scialuppa di salvataggio. Il marketing ha diviso la società in target. Ciò che interessa un trentenne non interessa un sedicenne. I miei studenti di periferia ascoltano i cantanti neomelodici napoletani, i rapper autoprodotti di Tor Bella Monaca, odiano il cinema perché bisogna stare due ore zitti e al buio, non fanno sport, chattano, passano il sabato nei centri commerciali. Ho alunni che spediscono trecento sms al giorno, tranquillamente. E allora uno ci prova ancora: On the road e Cervantes, i boschi dei fratelli Grimm e la selva oscura, il viaggio dietro a Moby Dick, la fuga di Gauguin fuori dal mondo, ma ascoltano in pochi, forse in certi momenti proprio nessuno, e così a tanti insegnanti viene lo scoramento. Perdiamo gli alunni e acquistiamo montagne di carte da riempire, labirinti in cui confondersi.

Trent´anni di disprezzo per la cultura – roba da poveracci, da infelici – hanno portato a questo: a un paese povero e infelice. Ma io non mollo, continuo a indicare ai miei studenti un punto più in alto, dove l´aria è migliore, dove si vede meglio il mondo.

Marco Lodoli
Fonte: www.repubblica.it
9.09.2010

mercoledì 28 aprile 2010

Università, il 3+2 non è da buttare


di Fabio Berton e Daniele Bondonio

Con il Referto sul sistema universitario pubblicato lo scorso 19 aprile, la Corte dei Conti assolve all’obiettivo di "offrire al Parlamento un quadro conoscitivo degli attuali profili finanziari e gestionali del sistema universitario” (p. 10) e sancisce il sostanziale fallimento della riforma dei corsi di studio universitari – quella che prevede l’articolazione dei titoli in lauree triennali e lauree specialistiche (il cosiddetto "3+2") nonché l’introduzione del sistema dei crediti – che, secondo il referto, “non ha prodotto gli effetti attesi, soprattutto per una mancata visione d’insieme" (p. 101). La Corte denuncia soprattutto la "proliferazione dei corsi di studio attivi" (p. 104) e delle "sedi decentrate, le quali oltre a far lievitare i costi dell’intero sistema di finanza pubblica, rispondono spesso in modo inefficace alla domanda di formazione attesa" (p. 106). Un giudizio siffatto sull’attuale assetto del nostro sistema universitario – tenuta in conto l’autorevolezza della fonte – contribuisce evidentemente a creare il capitale politico necessario per procedere a nuove riforme, alcune delle quali sono peraltro già in cantiere.

Non tutto della riforma "3+2" è però da buttare. Lo dimostra l’analisi dei dati sulle immatricolazioni e iscrizioni trasmessi annualmente al ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca dai nuclei di valutazione degli atenei. Quando la valutazione degli effetti è prodotta con un approccio che si preoccupi di evidenziare l’impatto della riforma rispetto ad una stima di cosa sarebbe successo al mondo universitario italiano senza la sua introduzione – e non soltanto di registrare ciò che è avvento dopo la sua implementazione – emergono infatti ulteriori risultati1. In primo luogo è vero, da un lato, che con la riforma è cresciuto il numero dei corsi di laurea. Dall’altro lato è anche vero, però, che, nella prima fase di attuazione della riforma, e cioè fino al 2004, la strategia di diversificazione delle facoltà è stata premiata con un aumento di quasi il 3% del tasso di crescita degli immatricolati per ogni corso di laurea aggiuntivo.

Nello stesso periodo l’introduzione del sistema "3+2" ha prodotto un incremento del tasso di crescita degli immatricolati compreso tra l’8,3% e il 9,6% nel primo anno di riforma, e tra 12,2% e il 14,7% nel secondo, sempre rispetto ad una stima del trend di immatricolazioni che si sarebbe registrato con la permanenza del precedente assetto universitario. A tali aumenti non è seguita, fino al 2004, alcuna successiva contrazione del livello di immatricolazioni. In confronto con la proiezione del trend riscontrabile con il vecchio assetto, la riforma è stata poi responsabile di un significativo aumento dei tassi di permanenza degli studenti all’interno delle facoltà nelle quali si erano iscritti (aumento dell’ordine del 30% se calcolato a due anni dall’iscrizione, del 15% se calcolato a tre) nonché di una crescita (quantificabile tra il 6% e il 25% a seconda dell’indicatore) del tasso di immatricolati che si laureano in corso.

Questi risultati, registrati in una prima fase di attuazione della riforma, costituiscono una stima attendibile dei suoi effetti netti per quanto concerne il trend delle immatricolazioni, il tasso di permanenza degli studenti nei percorsi di studio e la percentuale di essi che si laurea in corso. Ciò in quanto, per tale periodo, ha buona validità il confronto con la proiezione di quanto si sarebbe registrato con il precedente assetto universitario; elemento, questo, che serve a distinguere meriti e demeriti della riforma da variazioni che si sarebbero comunque prodotte anche in assenza di quest’ultima e a questa non imputabili. Ci sembra pertanto che in un paese, come l’Italia, affetto da un cronico deficit di scolarizzazione, la riforma del “3+2” abbia prodotto effetti positivi che non andrebbero sacrificati sotto la scure del mero contenimento dei costi. Perseguire l’efficienza nella gestione e nell’utilizzo delle risorse finanziarie pubbliche è lodevole; identificarla con il risparmio ad ogni costo, può essere pericoloso.

mercoledì 10 febbraio 2010

Musica-scuole secondarie di Mario Piatti

Con l'emanazione del Regolamento recante “Revisione dell’assetto ordinamentale, organizzativo didattico dei licei ai sensi dell’articolo 64, comma 4, del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133", si prende atto che:

1. "Musica", intesa come disciplina di studio e come esperienza formativa, viene bandita dal curricolo formativo di tutti gli studenti delle scuole secondarie superiori, smentendo quel "Fare musica tutti" che costituiva l'obiettivo proposto dal "Comitato nazionale per l'apprendimento pratico della musica", Comitato per altro istituito con atto ministeriale e riconfermato di recente anche dal Ministro Gelmini. Alcuni insegnamenti musicali vengono relegati tra gli "Insegnamenti attivabili sulla base del Piano dell'Offerta Formativa nei limiti del contingente di organico assegnato all'istituzione scolastica". Come dire: forse, chissà, se ci saranno soldi (quindi mai), ecc. ecc.
Su questo punto, prendendo atto realisticamente della situazione di fatto, occorre attivare una mobilitazione degli studenti e delle famiglie perché si apprestino a richiedere l'attivazione degli insegnamenti musicali da inserire nel POF e a pretendere che gli USR attribuiscano il dovuto contingente di organico. In attesa di tempi e governi migliori...

2. Viene attivato il "Liceo musicale e coreutico", ma nel limite di 40 sezioni musicali e 10 coreutiche su tutto il territorio nazionale, come a dire circa un migliaio di possibili studenti sparsi non si sa bene ancora in quali sedi, e comunque attivate in "convenzione" con i Conservatori di musica, ovviamente senza oneri aggiuntivi per le Istituzioni: cioè a dire, a costo zero. Ma chi paga allora?

A questo punto lancio una proposta che, se si vuole, si potrebbe qualificare di "disobbedienza civile": I CONSERVATORI DI MUSICA E GLI ISTITUTI MUSICALI PAREGGIATI SI RIFIUTINO DI ATTIVARE CONVENZIONI con gli istituendi Licei musicali e coreutici (la legge non li obbliga, e penso che nessuno - nè i Docenti, nè i Direttori, nè i Consigli Accademici, nè i Consigli di Amministrazione - debba cedere a ricatti o pressioni indebite, da qualsiasi parte provengano).
Costringeremmo quindi il Governo (che tanto si vanta di voler perseguire efficienza ed efficacia!) a predisporre gli atti necessari a far sì che tali Licei musicali vengano attivati come si dovrebbe: a) individuazione e predisposizione di sedi idonee dal punto di vista degli spazi (acusticamente adeguati) e delle attrezzature necessarie (strumenti musicali - pianoforti, organi, clavicembali, ... nuove tecnologie, ecc. -, biblioteche attrezzate con partiture, dischi, libri, ecc.); b) reclutamento di personale specifico, tenendo conto, nell'ordine, di: 1. personale che da anni insegna musica nelle scuole secondarie superiori e inferiori; 2. musicisti con competenze musicali e didattiche specifiche per le diverse discipline, verificate attraverso un concorso per titoli; 3. nuovi docenti da abilitare attraverso percorsi formativi adeguati.
Ribadisco: UN ATTO DI CORAGGIO DA PARTE DELLE ISTITUZIONI AFAM: RIFIUTARE LE CONVENZIONI.
Ai politici, agli amministratori, al parlamento, al governo chiediamo ascolto.
La musica non è solo un passatempo. E' un formidabile mezzo di formazione umana e civile per la democrazia e la libertà.
Mario Piatti
PS
Tale comunicazione può essere diffusa con ogni mezzo da chiunque la condivida o da chiunque intenda contestarla.

venerdì 18 dicembre 2009

Il direttore la boccia e lei ricorre al Tar: che le dà ragione

CORRIERE DEL MEZZOGIORNO.it - Università
16 dicembre 2009

IL CASO

San Pietro a Majella, il direttore la boccia_e lei ricorre al Tar: che le dà ragione

La Stabile, membro della consulta studentesca e del consiglio aveva protestato in nome della «legalità»

NAPOLI - Una pianista scomoda, un direttore infastidito, un conservatorio sotto i riflettori._Al San Pietro a Majella, il direttore Patrizio Marrone aveva voluto assistere personalmente all'esame di pianoforte complementare di un'allieva della classe di canto. Visto l'esame, avrebbe poi imposto alla commissione la bocciatura.

LA DENUNCIA AL TAR - La giovane musicista ha sporto denuncia e il Tar del Lazio le ha dato ragione, disponendo che possa essere sottoposta di nuovo all'esame, e al giudizio di una «idonea commissione». Ora la studentessa chiede le dimissioni di Marrone.

BOCCIATA, SENZ'ALTRO BOCCIATA - La bocciatura risale al 3 settembre scorso: Serena Stabile, secondo il suo legale, Giuseppe Leotta, sarebbe «invisa» al direttore, Patrizio Marrone, in quanto membro della consulta studentesca e del consiglio accademico: «Non era più gradita al direttore - sostiene l'avvocato - che non vedeva di buon occhio le battaglie per la trasparenza e la legalità della gestione che gli studenti continuano a portare avanti, anche grazie all'attività della Stabile».

ISCRIZIONE RIFIUTATA - «Dopo la bocciatura, Marrone ha poi rifiutato l'iscrizione all'anno accademico 2009/10, espellendo di fatto l'allieva. Si tratta di fatti di inaudita gravità - continua Leotta -, all'antitesi dei principi di legalità e di imparzialità che devono invece ispirare l'azione delle pubbliche amministrazioni. Non è ammissibile che il Direttore abbia usato l'autorità che gli deriva dalla funzione ricoperta per liberarsi di una studentessa «scomoda» ma senz'altro meritevole sul piano del profitto. Il ministero dovrebbe fare chiarezza, invitandolo a dimettersi». «Sono felicissima - racconta la Stabile - per una decisione che ero certa che prima o poi sarebbe arrivata, anche se ho passato un periodo in cui sono stata malissimo per quello che mi è successo. Ma, siccome non tutti i mali vengono sempre per nuocere, penso che l'ingiustizia subita mi abbia fatto maturare come donna e come cittadina. Adesso, più che mai, sono convinta che il nostro agire debba essere sempre improntato al principio di legalità. Ed è per questo che ritengo che il Direttore debba dimettersi».

giovedì 3 dicembre 2009

domenica 4 ottobre 2009

Miur concede il pettine ai ricorrenti Anief

Per leggere la notizia da sito Anief clicca qui

giovedì 11 giugno 2009

Graduatorie da rifare per i soci ANIEF ricorrenti

11 giugno 2009 - ANIEF
Nuovo colpo a segno dell’ANIEF contro il DM 42/09 di aggiornamento delle graduatorie, come da copione. Graduatorie da rifare per i soci ANIEF ricorrenti

Con una rapidità mai udita, i giudici del Tar Lazio in cinque giorni hanno emanato una sentenza lampo, BREVE, favorevole, senza discutere la fase cautelare, su un nuovo ricorso pilota presentato dai legali dell'ANIEF, avv. Ganci e Miceli, per un socio ricorrente che chiedeva lo spostamento da una graduatoria all'altra dei 24 punti già dichiarati all'atto del precedente aggiornamento. Così l'Associazione professionale e sindacale annulla nuovamente il DM. 42/2009, in particolare per l'illegittimità dell'art. 3 comma 2, in riguardo della sentenza n. 10728/2008 sempre ottenuta dall'ANIEF l'anno precedente.

Avevamo chiarito al Ministero che l'articolo in questione era illegittimo perché riprendeva una norma della tabella di valutazione già cassata e quindi inesistente - replica il prof. Marcello Pacifico, Presidente dell'ANIEF. Ancora una volta i giudici ci hanno dato ragione. Ora attendiamo uguale esito per gli altri mille ricorrenti. Il 18 giugno, invece, attendiamo con fiducia l'esito positivo di altre ordinanze cautelari positive sullo spostamento a pettine nelle altre province. Vogliamo così rispondere alla fiducia risposta da migliaia di colleghi che vogliono avere garantito il diritto alla piena mobilità in tutto il territorio nazionale e all'assunzione secondo il punteggio ottenuto. Ora le graduatorie saranno da rifare in tutta Italia, ma per i soli ricorrenti, visto che non abbiamo voluto compromettere l'impianto delle graduatorie che deve essere salvaguardato per non suscitare sospetti appetiti. Chiediamo soltanto un po' di giustizia, di competenza e di rispetto delle Leggi e della Giurisprudenza esistente per reclutare i docenti in base al merito di cui sono portatori. Forse da domani qualcuno ci ascolterà invece di discutere dei precari senza consultarci.

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio

(Sezione Terza Bis)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

ex art. 21 e 26 della legge 1034/71 e successive modifiche e integrazioni,
Sul ricorso numero di registro generale … del 2009, proposto da:
…, rappresentato e difeso dagli avv. Fabio Ganci, Walter Miceli, con domicilio eletto presso Lucio Stile in Roma, via Crescenzio, 9;

contro

Ministero dell'Istruzione dell'Universita' e della Ricerca;

per l'annullamento

previa sospensione dell'efficacia,

GRADUATORIA AD ESAURIMENTO DELLA TERZA FASCIA NELLA CLASSE DI CONCORSO A446 (LINGUA E LETTERATURA SPAGNOLA) PER AA.SS. 2009/2011 - CAUTELARE PROVVISORIA.

Visto il ricorso con i relativi allegati;

Viste le memorie difensive;

Visti tutti gli atti della causa;

Relatore nella camera di consiglio del giorno 4 giugno 2009 il dott. Francesco Brandileone e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale;

Avvisate le stesse parti ai sensi dell'art. 21 decimo comma della legge n. 1034/71, introdotto dalla legge n. 205/2000;

Visto l'articolo 21 nono comma della legge 6 dicembre 1971, n.1034, nel testo sostituito dall'art. 3, primo comma, della Legge 21 luglio 2000 n. 205, che facoltizza, in sede di decisione della domanda cautelare, il tribunale amministrativo regionale, accertata la completezza del contraddittorio e dell'istruttoria ed ove ne ricorrano i presupposti, sentite sul punto le parti costituite, a definire il giudizio nel merito a norma dell'articolo 26 della legge della legge 6 dicembre 1971, n.1034,.

Rilevato che, nella specie, il presente giudizio può essere definito con decisione in forma semplificata ai sensi dell'articolo 26 della legge della legge 6 dicembre 1971, n.1034, come modificato dall'art. 9 della Legge 21 luglio 2000 n. 205, stante anche la completezza del contraddittorio e della documentazione di causa;

Sentiti sul punto i difensori delle parti costituite, come da verbale d'udienza;

Ravvisata la manifesta fondatezza. del gravame, con riguardo ai sottoindicati profili:

- avuto riguardo che nella specie occorre far riferimento ai precedenti specifici di questa Sezione ( sentenza n.10728 del 2008 con rigetto della sospensiva in appello con ordinanza del consiglio di stato n.1524/2009) con conseguente illegittimità dell'art.3 comma 2 del D.M. 42 dell'8 aprile 2008 nella parte in cui dispone che “ Non è possibile, invece, spostare i 24 punti già attribuiti da una graduatoria ad un'altra”.

Spese compensate.

P.Q.M.

Il Tribunale amministrativo regionale per il Lazio, Sez. III bis, – Roma – ai sensi l'articolo 21 nono comma della legge 6 dicembre 1971, n.1034, nel testo sostituito dall'art. 3, primo comma, della Legge 21 luglio 2000 n. 205, ACCOGLIE il ricorso indicato in epigrafe e per l'effetto annulla gli atti impugnati nei limiti di cui in parte motiva

Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa.

Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 4 giugno 2009 con l'intervento dei Magistrati:

Evasio Speranza, Presidente

Massimo Luciano Calveri, Consigliere

Francesco Brandileone, Consigliere, Estensore